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Itinerari
6 giorni nei parchi della Val di Cornia

In cammino sulle vie degli etruschi, tra antiche foreste, colline e miniere, rinfrescati dalla brezza e dalle acque del Tirreno

C’è un angolo di Toscana, a cavallo delle province di Livorno e Grosseto, dove sei aree protette condividono un territorio ricco di storia e natura. In questo piccolo fazzoletto di terra, le dune sabbiose che scrutano il Mar Tirreno si trasformano in un ambiente ombroso e silvestre, digradando verso l’interno in un mare di colline boscose. È l’area della Val di Cornia, un comprensorio composto da due parchi costieri, un parco archeologico, un parco archeo minerario, un parco forestale, un’area naturale protetta e tre musei che parlano la lingua della storia locale.

Dalla costa all’entroterra, i parchi della Val di Cornia si sviluppano nella natura diventando un vero parco giochi per gli amanti dell’outdoor, che qui possono trovare in una manciata di chilometri ambienti naturali unici e diversissimi tra loro.

L’area costiera di Rimigliano, il primo dei sei parchi partendo da nord, è una lunga striscia di verde affacciata sul mare, costituita da lecci e pini tra cui cantano migliaia di cicale nel periodo estivo.

Il parco della Sterpaia, sempre affacciato sul Tirreno, è invece un prezioso esempio di foresta umida, tipica dell’antico paesaggio litoraneo della Maremma. Salvata dopo anni di lotte dalle brutture dell’abusivismo edilizio, si estende su una superficie di circa 300 ettari tra aree dunali, boschi e radure.

E sempre tra le foglie si celano le bellezze del Parco Naturale di Montioni e della foresta di Poggio Neri. Tra le colline dell’entroterra ricoperte da lecci, castagni e querce, sono molti i percorsi di trekking effettuabili a piedi, a cavallo o in mountain-bike. Erano le zone dei carbonai e dei boscaioli, uomini d’altri tempi che il bosco lo vivevano nella quotidianità e da esso erano in grado di ricavarne i preziosi frutti.

Dalla terra al suo cuore nascosto: nasce così il Parco Archeominerario di San Silvestro, alle porte del comune di Campiglia Marittima, un’area di 450 ettari visitabile attraverso percorsi segnati, gallerie minerarie e un vero borgo medievale fondato circa mille anni fa dai minatori, fino al cuore della terra nelle miniere del Temperino da cui si estraevano minerali ricchi di zolfo, rame, piombo, argento e ferro. Correndo sempre di più indietro nel tempo, tra le alture del promontorio di Piombino, il parco archeologico di Baratti e Populonia conserva i resti dell’omonima città che fu prima etrusca e poi romana. Infine, tre musei che conservano le tracce della cultura locale, da quella etrusca del Museo archeologico del territorio di Populonia a quella medievale dei musei del Castello e delle ceramiche medievali di Piombino e della Rocca di Campiglia.

Una settimana outdoor in Val di Cornia è sinonimo di un’esperienza a stretto contatto con la natura e il territorio, arricchita dal fascino delle terre toscane e colorata da tutta la varietà di ambienti naturali che questo angolo di Toscana può regalare al visitatore attento e curioso. La nostra proposta di viaggio prevede l'utilizzo dell'auto per raggiungere il punto di partenza di ogni escursione giornaliera.

Info su orari e tariffe: parchivaldicornia.it

1.
PRIMO GIORNO
Il Parco costiero di Rimigliano, emozioni mediterranee

Il nostro viaggio parte dal Parco costiero di Rimigliano, per una full immersion nella natura e nella vegetazione più tipica della macchia mediterranea. Una lunga camminata nel cuore di un’area dunale protetta, che alterna l’ombra dei lecci e dei pini marittimi ai bassi arbusti immersi nelle sabbie dai colori caldi. Nel cuore del bosco non è raro incontrare scoiattoli rossi, cinghiali, conigli selvatici o volpi, mentre sui rami degli alberi vivono ghiandaie e picchi verdi. Un paesaggio selvaggio racchiuso in 650 ettari, dentro una sottile striscia di terra dove si alternano quattro ambienti peculiari. Dalla costa, una prima fascia di arenile è costituita da sabbia chiara, alle cui spalle si trova un primo cordone dunale dove si alternano piccoli arbusti di ginepro e sabina marittima. Appena a ridosso, una fascia umida è ciò che resta di un’antica laguna litoranea, mentre ancora oltre un secondo cordone dunale si intreccia con i primi esemplari di lecci, pini, sughere e roverelle.

Percorrere il parco è molto semplice: tutti gli ingressi, numerati, si raggiungono dalla Strada Provinciale della Principessa che da San Vincenzo conduce a Piombino. Un sentiero taglia il cuore boschivo del parco da parte a parte, per una lunghezza complessiva di circa 5 chilometri, da cui si diramano due accessi all’arenile adatti anche alle persone con disabilità motoria grazie a due pedane. Lungo il sentiero è anche possibile soffermarsi sugli elementi peculiari che contraddistinguono la natura del luogo grazie a numerosi pannelli informativi.

6 KM
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Durata: 
1 giorno
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Il nostro viaggio parte dal Parco costiero di Rimigliano, per una full immersion nella natura e nella vegetazione più tipica della macchia mediterranea. Una lunga camminata nel cuore di un’area dunale protetta, che alterna l’ombra dei lecci e dei pini marittimi ai bassi arbusti immersi nelle sabbie dai colori caldi. Nel cuore del bosco non è raro incontrare scoiattoli rossi, cinghiali, conigli selvatici o volpi, mentre sui rami degli alberi vivono ghiandaie e picchi verdi. Un paesaggio selvaggio racchiuso in 650 ettari, dentro una sottile striscia di terra dove si alternano quattro ambienti peculiari. Dalla costa, una prima fascia di arenile è costituita da sabbia chiara, alle cui spalle si trova un primo cordone dunale dove si alternano piccoli arbusti di ginepro e sabina marittima. Appena a ridosso, una fascia umida è ciò che resta di un’antica laguna litoranea, mentre ancora oltre un secondo cordone dunale si intreccia con i primi esemplari di lecci, pini, sughere e roverelle.

Percorrere il parco è molto semplice: tutti gli ingressi, numerati, si raggiungono dalla Strada Provinciale della Principessa che da San Vincenzo conduce a Piombino. Un sentiero taglia il cuore boschivo del parco da parte a parte, per una lunghezza complessiva di circa 5 chilometri, da cui si diramano due accessi all’arenile adatti anche alle persone con disabilità motoria grazie a due pedane. Lungo il sentiero è anche possibile soffermarsi sugli elementi peculiari che contraddistinguono la natura del luogo grazie a numerosi pannelli informativi.

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    Lunghezza tappa
    6 KM
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    Durata
    1 giorno
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2.
SECONDO GIORNO
Populonia e il Golfo di Baratti

Ci spostiamo giusto di qualche chilometro per un tuffo nella storia, giungendo alle porte del Parco archeologico di Baratti e Populonia. All’interno dell’area si possono svolgere diversi percorsi per rivivere la storia etrusca grazie anche all’apporto di pannelli illustrativi. Il parco occupa un’area di 80 ettari, racchiusa dalle pendici del Promontorio di Piombino e dal Golfo di Baratti, e ci porta alla scoperta dell’antica Populonia, città prima etrusca e poi romana, divenuta celebre per la sua intensa attività estrattiva legata al ferro. Passeggiando di fianco ai resti degli antichi edifici legati all’attività siderurgica, si possono ancora cogliere le testimonianze dei nuclei abitativi.

Partendo dal Centro visite, subito ammiriamo la Necropoli di San Cerbone, un complesso di tombe a edicola e tumuli che ci consente di ammirare l’evoluzione dell’architettura funeraria. Tra le opere più rilevanti, la tomba dei Carri rappresenta uno dei tumuli maggiori mai costruiti dalla civiltà etrusca. Raggiungiamo quindi il centro di archeologia sperimentale. Da qui si sviluppa un primo percorso naturalistico di un’ora e trenta percorribile con una guida, lungo il fosso delle Grotte. Su questo percorso è possibile notare la ricca vegetazione del parco, caratterizzata dalle forti condizioni di umidità dell’area.

Un secondo percorso ad anello – più lungo, di circa due ore – ci porta invece sulla cosiddetta via delle Cave. Questo sentiero esplora la parte alta del parco e consente di ammirare uno dei luoghi più suggestivi dell’area: la necropoli delle Grotte. Attraversando un fitto bosco di sughere e lecci, si incontrano le antiche cave estrattive e le tombe ricavate dagli scavi nella roccia calcarenitica. Vera protagonista del sentiero è la necropoli, che oggi appare come un’imponente parete rocciosa, dalla cui facciata si individuano numerose tombe a camera scavate dal IV al III secolo a.C.
Una rete di itinerari che percorre strade basolate, attraversa boschi e macchia mediterranea e si apre su inaspettati scorci rivolti verso l’isola d’Elba, unisce le necropoli alla città delle case e dei templi, l’acropoli di Populonia. Proprio in quest’area, è possibile ammirare la ricostruzione dell’intero basamento di uno dei templi, la riapertura al pubblico di pavimenti musivi restaurati, la realizzazione di un nuovo percorso di visita che percorre le antiche mura della città.

7 km
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Durata: 
1 giorno
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Ci spostiamo giusto di qualche chilometro per un tuffo nella storia, giungendo alle porte del Parco archeologico di Baratti e Populonia. All’interno dell’area si possono svolgere diversi percorsi per rivivere la storia etrusca grazie anche all’apporto di pannelli illustrativi. Il parco occupa un’area di 80 ettari, racchiusa dalle pendici del Promontorio di Piombino e dal Golfo di Baratti, e ci porta alla scoperta dell’antica Populonia, città prima etrusca e poi romana, divenuta celebre per la sua intensa attività estrattiva legata al ferro. Passeggiando di fianco ai resti degli antichi edifici legati all’attività siderurgica, si possono ancora cogliere le testimonianze dei nuclei abitativi.

Partendo dal Centro visite, subito ammiriamo la Necropoli di San Cerbone, un complesso di tombe a edicola e tumuli che ci consente di ammirare l’evoluzione dell’architettura funeraria. Tra le opere più rilevanti, la tomba dei Carri rappresenta uno dei tumuli maggiori mai costruiti dalla civiltà etrusca. Raggiungiamo quindi il centro di archeologia sperimentale. Da qui si sviluppa un primo percorso naturalistico di un’ora e trenta percorribile con una guida, lungo il fosso delle Grotte. Su questo percorso è possibile notare la ricca vegetazione del parco, caratterizzata dalle forti condizioni di umidità dell’area.

Un secondo percorso ad anello – più lungo, di circa due ore – ci porta invece sulla cosiddetta via delle Cave. Questo sentiero esplora la parte alta del parco e consente di ammirare uno dei luoghi più suggestivi dell’area: la necropoli delle Grotte. Attraversando un fitto bosco di sughere e lecci, si incontrano le antiche cave estrattive e le tombe ricavate dagli scavi nella roccia calcarenitica. Vera protagonista del sentiero è la necropoli, che oggi appare come un’imponente parete rocciosa, dalla cui facciata si individuano numerose tombe a camera scavate dal IV al III secolo a.C.
Una rete di itinerari che percorre strade basolate, attraversa boschi e macchia mediterranea e si apre su inaspettati scorci rivolti verso l’isola d’Elba, unisce le necropoli alla città delle case e dei templi, l’acropoli di Populonia. Proprio in quest’area, è possibile ammirare la ricostruzione dell’intero basamento di uno dei templi, la riapertura al pubblico di pavimenti musivi restaurati, la realizzazione di un nuovo percorso di visita che percorre le antiche mura della città.

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    7 km
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    Durata
    1 giorno
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3.
TERZO GIORNO
Nel Parco della Sterpaia, attraverso boschi, dune e paduli dell’alta Maremma

La terza tappa è dedicata soprattutto agli amanti dell’ornitologia e del birdwatching, e si sviluppa tutta all’interno del Parco della Sterpaia, la seconda area costiera della val di Cornia. Partendo dal parcheggio del bosco della Sterpaia, si può fare la conoscenza di questo angolo di Maremma con l’aiuto di una guida, lungo un itinerario di 800 metri che conserva le ultime tracce di un antico bosco retrodunale. Lasciato il bosco ci si dirige verso la duna costiera dove si possono ammirare gigli di mare, eringi marittimo, soldanelle. Percorsi 3 chilometri lungo spiaggia e pineta, si supera il vecchio fosso Acquaviva e si entra nel Padule dei Perelli Bassi, un’area contigua della Riserva Naturale Oasi WWF Padule Orti-Bottagone. Qui è possibile osservare molte specie di uccelli acquatici, come l’airone cenerino, il fenicottero, il falco di palude (simbolo dell’Oasi), l’alzavola e il cavaliere d’Italia. Dopo circa un chilometro e mezzo si raggiunge il confine vero e proprio della Riserva dove, percorrendo un breve itinerario ai margini del canneto del Bottagone, si raggiunge il Centro Visite della Riserva. Da qui parte la visita del Sentiero Natura che conduce agli osservatori ornitologici dove si possono osservare falco pescatore, chiurlo, garzetta, pavoncella, volpoca e molte altre specie.

7 km
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Durata: 
1 giorno
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La terza tappa è dedicata soprattutto agli amanti dell’ornitologia e del birdwatching, e si sviluppa tutta all’interno del Parco della Sterpaia, la seconda area costiera della val di Cornia. Partendo dal parcheggio del bosco della Sterpaia, si può fare la conoscenza di questo angolo di Maremma con l’aiuto di una guida, lungo un itinerario di 800 metri che conserva le ultime tracce di un antico bosco retrodunale. Lasciato il bosco ci si dirige verso la duna costiera dove si possono ammirare gigli di mare, eringi marittimo, soldanelle. Percorsi 3 chilometri lungo spiaggia e pineta, si supera il vecchio fosso Acquaviva e si entra nel Padule dei Perelli Bassi, un’area contigua della Riserva Naturale Oasi WWF Padule Orti-Bottagone. Qui è possibile osservare molte specie di uccelli acquatici, come l’airone cenerino, il fenicottero, il falco di palude (simbolo dell’Oasi), l’alzavola e il cavaliere d’Italia. Dopo circa un chilometro e mezzo si raggiunge il confine vero e proprio della Riserva dove, percorrendo un breve itinerario ai margini del canneto del Bottagone, si raggiunge il Centro Visite della Riserva. Da qui parte la visita del Sentiero Natura che conduce agli osservatori ornitologici dove si possono osservare falco pescatore, chiurlo, garzetta, pavoncella, volpoca e molte altre specie.

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    7 km
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    1 giorno
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4.
QUARTO GIORNO
Il Parco di Montioni, un tuffo nella foresta

A una manciata di chilometri dal Parco della Sterpaia, si dischiude un’area protetta di 7.000 ettari tra la val di Cornia e la valle del Pecora, che partendo dalla costa si inoltra verso le colline di Massa Marittima e Suvereto. Un fitto intreccio arboreo abitato nei secoli dai carbonai, i quali vivevano il bosco – costituito prevalentemente da lecci – alternando questa antica attività a quella estrattiva. A Montioni inizia un doppio itinerario alla scoperta dell’area protetta: dal parcheggio attraversiamo un fossato imboccando la strada per il podere del Marcitotio. Nei pressi delle antiche terme di Elisa, si abbandona la strada addentrandosi nel bosco tramite un sentiero. Si supera una radura con un vecchio edificio al centro e si incontra un cipresseto. Qui, con una breve deviazione sulla destra è possibile giungere ai ruderi del castello di Montioni e al poggio Sentinella, un balcone panoramico che si affaccia sul mare. Ritornando al bivio, si prosegue nel bosco verso Poggio Tre Cancelli. Dopo aver superato un’area dove si trovano dei capanni per il birdwatching, si giunge a un bivio da imboccare sulla sinistra. In salita arriveremo a Poggio Tre Cancelli seguendo un sentiero che costeggia le alte chiome del bosco. Qui si sviluppa l’omonima riserva naturale integrale: un’area di circa 100 ettari non visitabile, sottoposta a tutela integrale per consentire alla vegetazione uno sviluppo monitorato ma non condizionato dall’azione umana. Da qui, una pista tagliafuoco panoramica torna verso Montioni transitando sul crinale tra la valle del Botro Secco e la valle del Confine, con scorci sulla valle del Pecora. Si raggiunge la strada vicinale di Poggio Sentinella e si imbocca un altro sentiero lungo il Poggio Speranzona che ci riporta infine al piazzale di Montioni.

12 Km
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Durata: 
1 giorno
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A una manciata di chilometri dal Parco della Sterpaia, si dischiude un’area protetta di 7.000 ettari tra la val di Cornia e la valle del Pecora, che partendo dalla costa si inoltra verso le colline di Massa Marittima e Suvereto. Un fitto intreccio arboreo abitato nei secoli dai carbonai, i quali vivevano il bosco – costituito prevalentemente da lecci – alternando questa antica attività a quella estrattiva. A Montioni inizia un doppio itinerario alla scoperta dell’area protetta: dal parcheggio attraversiamo un fossato imboccando la strada per il podere del Marcitotio. Nei pressi delle antiche terme di Elisa, si abbandona la strada addentrandosi nel bosco tramite un sentiero. Si supera una radura con un vecchio edificio al centro e si incontra un cipresseto. Qui, con una breve deviazione sulla destra è possibile giungere ai ruderi del castello di Montioni e al poggio Sentinella, un balcone panoramico che si affaccia sul mare. Ritornando al bivio, si prosegue nel bosco verso Poggio Tre Cancelli. Dopo aver superato un’area dove si trovano dei capanni per il birdwatching, si giunge a un bivio da imboccare sulla sinistra. In salita arriveremo a Poggio Tre Cancelli seguendo un sentiero che costeggia le alte chiome del bosco. Qui si sviluppa l’omonima riserva naturale integrale: un’area di circa 100 ettari non visitabile, sottoposta a tutela integrale per consentire alla vegetazione uno sviluppo monitorato ma non condizionato dall’azione umana. Da qui, una pista tagliafuoco panoramica torna verso Montioni transitando sul crinale tra la valle del Botro Secco e la valle del Confine, con scorci sulla valle del Pecora. Si raggiunge la strada vicinale di Poggio Sentinella e si imbocca un altro sentiero lungo il Poggio Speranzona che ci riporta infine al piazzale di Montioni.

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    12 Km
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    Durata
    1 giorno
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5.
QUINTO GIORNO
Il Parco Archeominerario di San Silvestro

Un ambiente unico, laboratorio geologico nascosto dalle fronde della macchia mediterranea, in cui l’uomo imparò a sfidare le ricchezze della roccia a colpi di piccone, un’enciclopedia di storia e cultura mineraria. La visita al Parco Archeominerario della Val di Cornia si svolge sopra e sotto il suolo, attraverso un percorso di visita che parte dal racconto delle antiche tecniche estrattive – le prime testimonianze del lavoro minerario tra queste colline risalgono addirittura al periodo etrusco – e illustra poi gli ambienti, le miniere e gli stretti cunicoli nel cuore della terra che venivano utilizzati durante l’attività estrattiva. Dall’edificio adiacente al centro visite, dove si trova il museo archeologico e mineralogico che descrive le caratteristiche geologiche del Campigliese ed espone i reperti di rocca San Silvestro, si entra nella Miniera del Temperino per poi proseguire la visita nei musei delle macchine minerarie e del minatore. Da qui, ha inizio la galleria Lanzi-Temperino, che si percorre a bordo di un treno minerario. Passando lungo il tragitto che percorrevano i carrelli carichi di minerale, arriviamo a valle Lanzi, per poi proseguire a piedi verso la rocca di San Silvestro. Antico agglomerato sorto in cima a un colle tra il X e l’XI secolo per dare casa ai minatori e fonditori del metallo, venne abbandonato nel Trecento. La visita guidata accompagna il visitatore tra le case, la chiesa, il cimitero e la vecchia area industriale, dove si possono ancora rintracciare le antiche tecniche metallurgiche medievali.

3 KM
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Durata: 
1 giorno
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Un ambiente unico, laboratorio geologico nascosto dalle fronde della macchia mediterranea, in cui l’uomo imparò a sfidare le ricchezze della roccia a colpi di piccone, un’enciclopedia di storia e cultura mineraria. La visita al Parco Archeominerario della Val di Cornia si svolge sopra e sotto il suolo, attraverso un percorso di visita che parte dal racconto delle antiche tecniche estrattive – le prime testimonianze del lavoro minerario tra queste colline risalgono addirittura al periodo etrusco – e illustra poi gli ambienti, le miniere e gli stretti cunicoli nel cuore della terra che venivano utilizzati durante l’attività estrattiva. Dall’edificio adiacente al centro visite, dove si trova il museo archeologico e mineralogico che descrive le caratteristiche geologiche del Campigliese ed espone i reperti di rocca San Silvestro, si entra nella Miniera del Temperino per poi proseguire la visita nei musei delle macchine minerarie e del minatore. Da qui, ha inizio la galleria Lanzi-Temperino, che si percorre a bordo di un treno minerario. Passando lungo il tragitto che percorrevano i carrelli carichi di minerale, arriviamo a valle Lanzi, per poi proseguire a piedi verso la rocca di San Silvestro. Antico agglomerato sorto in cima a un colle tra il X e l’XI secolo per dare casa ai minatori e fonditori del metallo, venne abbandonato nel Trecento. La visita guidata accompagna il visitatore tra le case, la chiesa, il cimitero e la vecchia area industriale, dove si possono ancora rintracciare le antiche tecniche metallurgiche medievali.

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    3 KM
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    Durata
    1 giorno
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6.
SESTO GIORNO
Il Parco forestale di Poggio Neri

Per l’ultima tappa della nostra settimana tra le colline della Val di Cornia ci spostiamo a Sassetta, uno splendido borgo abbarbicato su una collina e nato presumibilmente intorno all’anno Mille. Dopo aver passeggiato tra le viuzze del centro storico e aver ammirato le vestigia dell’antico castello medievale, ci inoltriamo nella foresta di Poggio Neri, un fitto intreccio di lecci e castagni ideale per passeggiate ombrose nella bella stagione. Da Sassetta seguiamo le indicazioni per il sentiero numero 100. Passiamo attraverso La Fattoria e saliamo fino al piano dei Bruzzi. Dopo aver sfiorato il Poggio Santa Lucia, svoltiamo a sinistra verso Poggio Lindi e Poggio Valcanina fino a incrociare il sentiero per San Vincenzo e San Carlo. Arrivati a Casa Silvestrina, si prosegue in discesa sul percorso 101 che costeggia la val Canina e Casonzoli. Si prosegue quindi ai piedi del monte Ceci fino all’innesto con il percorso 102. Questo tracciato è attrezzato con pedane per persone con disabilità motoria. Sviluppandosi intorno al monte Bufalaio, il sentiero 102 è un percorso botanico allestito con dei cartelloni che illustrano la flora e la fauna locali. Sul versante occidentale del monte, sarà possibile ammirare una vecchia cava ormai in disuso, da cui si estraeva il celebre marmo rosso di Sassetta, mentre proseguendo oltre si può fare una pausa ristoratrice ammirando il borgo medievale da una posizione particolarmente suggestiva. Lungo il percorso è altresì visitabile il Museo del Bosco, un percorso tematico allestito in un antico seccatoio, in cui si possono ripercorrere gli scorci di vita quotidiana degli uomini che per secoli hanno abitato questi luoghi lavorando come carbonai. Il ritorno avviene ripercorrendo un tratto del percorso 101 fino all’indicazione per Sassetta.

9 KM
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Durata: 
1 giorno
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Per l’ultima tappa della nostra settimana tra le colline della Val di Cornia ci spostiamo a Sassetta, uno splendido borgo abbarbicato su una collina e nato presumibilmente intorno all’anno Mille. Dopo aver passeggiato tra le viuzze del centro storico e aver ammirato le vestigia dell’antico castello medievale, ci inoltriamo nella foresta di Poggio Neri, un fitto intreccio di lecci e castagni ideale per passeggiate ombrose nella bella stagione. Da Sassetta seguiamo le indicazioni per il sentiero numero 100. Passiamo attraverso La Fattoria e saliamo fino al piano dei Bruzzi. Dopo aver sfiorato il Poggio Santa Lucia, svoltiamo a sinistra verso Poggio Lindi e Poggio Valcanina fino a incrociare il sentiero per San Vincenzo e San Carlo. Arrivati a Casa Silvestrina, si prosegue in discesa sul percorso 101 che costeggia la val Canina e Casonzoli. Si prosegue quindi ai piedi del monte Ceci fino all’innesto con il percorso 102. Questo tracciato è attrezzato con pedane per persone con disabilità motoria. Sviluppandosi intorno al monte Bufalaio, il sentiero 102 è un percorso botanico allestito con dei cartelloni che illustrano la flora e la fauna locali. Sul versante occidentale del monte, sarà possibile ammirare una vecchia cava ormai in disuso, da cui si estraeva il celebre marmo rosso di Sassetta, mentre proseguendo oltre si può fare una pausa ristoratrice ammirando il borgo medievale da una posizione particolarmente suggestiva. Lungo il percorso è altresì visitabile il Museo del Bosco, un percorso tematico allestito in un antico seccatoio, in cui si possono ripercorrere gli scorci di vita quotidiana degli uomini che per secoli hanno abitato questi luoghi lavorando come carbonai. Il ritorno avviene ripercorrendo un tratto del percorso 101 fino all’indicazione per Sassetta.

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    Lunghezza tappa
    9 KM
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    Durata
    1 giorno
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